Recenti scoperte evidenziano la correlazione tra batteri del genere Fusobacterium e lo sviluppo di metastasi nel cancro del colon-retto. E suggeriscono una nuova possibile via terapeutica – ancora tutta da sperimentare – per limitare la ricorrenza del tumore
È noto da qualche anno che il cancro del colon-retto, tra i più diffusi e pericolosi tumori maligni, sia associato alla presenza di batteri del genere Fusobacterium nei tessuti alterati. Un recente studio condotto da scienziati americani e spagnoli sembra suggerire che questi batteri abbiamo un ruolo “attivo” nella proliferazione del tumore e indicare una nuova possibile strada di intervento, a supporto delle attuali terapie. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Science.
Il tumore del colon-retto è, se si escludono i carcinomi della pelle, tra i più frequenti nella popolazione globale: si stima che in Italia nel solo 2016 siano stati registrati circa 52mila nuovi casi, pari al 13% del totale delle nuove diagnosi di tumori maligni. Dall’intestino, il tumore può diffondersi soprattutto al fegato che, per via del ricco afflusso sanguigno, è un organo particolarmente prono allo sviluppo di metastasi.
I ricercatori hanno dapprima cercato le tracce del batterio in campioni prelevati da tumori non metastatizzati: In 45 dei 77 campioni analizzati (il 58%) specie diverse di Fusobacterium sono risultate presenti in concentrazioni relative superiori all’1%. Successivamente, sono passati ad analizzare 101 coppie tumore primario/metastasi epatica, alla ricerca di una correlazione tra la presenza di batteri del genere Fusobacterium e la propagazione del cancro: quantità significative di fusobatteri sono state riscontrate in 44 dei 101 tumori primari e in circa la metà (20 su 44) delle rispettive metastasi del fegato. Sia nei tumori primari che nelle metastasi colonie batteriche invasive di F. nucleatum sono state rilevate principalmente nelle cellule dalla morfologia alterata, consistente con quella di cellule cancerose maligne. Accanto ai fusobatteri sono stati inoltre osservati altri batteri dei generi Selenomonas, Bacteroides e Prevotella. Per le coppie fusobatterio-positive, il confronto di RNA e DNA del microbiota trovato nel colon e nel fegato ne ha evidenziato l’elevata similarità genetica. Un altro risultato significativo è l’assenza di fusobatteri in tutte le 57 metastasi derivate da tumori primari negativi al batterio.
Un’ipotesi consistente con i dati raccolti è che fusobatteri e microbiota associato si spostino “a bordo” dei tessuti tumorali accompagnando e partecipando alla formazione delle metastasi, costituendo dunque una componente essenziale dell’ambiente di sviluppo cancro. Da questa speculazione deriva un’idea che potrebbe rivelarsi fondamentale per il trattamento del cancro del colon-retto. Cosa accadrebbe se l’azione dei fusobatteri fosse bloccata attraverso un trattamento antibiotico specifico?
Per scoprirlo, i ricercatori hanno testato su alcuni topi, usati come modello, l’effetto di due antibiotici, eritromicina e metronidazolo, che agiscono sui batteri del genere Fusobacterium in modo opposto: i fusobatteri sono infatti resistenti all’eritromicina e estremamente sensibili al metronidazolo. Prevedibilmente, in topi positivi al batterio trattati con eritromicina e in topi negativi al batterio trattati con metronidazolo la progressione dei tumori non è stata alterata dalla somministrazione dell’antibiotico. Nei topi fusobatterio-positivi invece il trattamento con metronidazolo ha ridotto significativamente sia la popolazione batterica che proliferazione delle cellule tumorali.
Studi precedenti hanno evidenziato una maggiore ricorrenza del cancro del colon-retto – dopo un trattamento chirurgico – in presenza di vaste colonie di fusobatteri nelle cellule tumorali: è dunque possibile che una terapia anti-fusobatterica di supporto possa aiutare la lotta a questo invasivo e letale tumore.
Riferimenti: Science
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